Il mattino seguente furono organizzate squadre di ricerca, i genitori accorsero subito da Vianden in Lussemburgo, in tanti perlustrarono la zona e gran parte della montagna, la famiglia dava anche un compenso di 500 lire al giorno per queste ricerche, ma nulla, non ci furono esiti positivi, il maltempo continuava ad imperversare su tutta la zona; acqua, vento, bufere. Nonostante le squadre di soccorso si fossero impegnate fino allo stremo delle forze, la coltre di neve molto spessa non restituì il corpo del seminarista. Le ricerche vennero sospese e arrivò l’inverno.
Né i famigliari, né i paesani si arresero.
A metà di dicembre del 1947 ci fu uno scambio di telegrammi tra la famiglia Leibfried e il comune di Magliano dei Marsi per far riattivare subito le ricerche servendosi di ogni mezzo alpinistico necessario.
Il sindaco gli rispose che: “erano state fatte molteplice ricerche, però, imperversando quasi sempre il maltempo e presentando il terreno anfrattuosità e coperto di neve, le ricerche hanno dato esito negativo”, aggiungendo che “ulteriori ricerche, purtroppo, non
erano consentite poiché nella zona della dispersione era caduta molta neve e che potranno essere riprese solo a primavera”.
Intanto arrivò la primavera.
Il sole cominciò a scaldare la roccia del Velino, la neve pian piano si scioglieva, il canto degli uccelli accompagnava gli uomini nel quotidiano e durante i lavori: una stagione bellissima dove tutto rinasce per splendere.